Un patrimonio Europeo da salvaguardare

La Fondazione

La Fondazione Centro Culturale Valdese è un’istituzione privata senza fini di lucro creata nel 1989 dalla Tavola Valdese e dalla Società di Studi Valdesi. Costituita come Fondazione nel 1991, ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica dalla Regione Piemonte nel 1992.

Essa ha lo scopo di:

  • conservare e valorizzare la Biblioteca Valdese, i fondi librari, il Museo storico valdese ed il Museo delle Valli valdesi nonchè tutti gli altri fondi archivistici, librari e le realtà museali che le siano affidati da privati, da enti pubblici o privati;
  • contribuire allo sviluppo ed alla diffusione degli studi e della riflessione di carattere teologico, culturale e storico delle Chiese evangeliche, in particolare valdesi, anche in collaborazione con altri enti italiani e stranieri, mediante conferenze, convegni, dibattiti, mostre, pubblicazioni, ed ogni altra forma opportuna;
  • contribuire alla tutela dei caratteri specifici della comunità valdese sotto il profilo sia religioso sia culturale, nel quadro di una valorizzazione delle minoranze, in una prospettiva europea;
  • promuovere la fruizione del patrimonio storico e documentario raccolto, mettendolo a disposizione del pubblico

Situata a Torre Pellice, nel cuore delle Valli valdesi, la Fondazione Centro Culturale Valdese, si trova in una zona di frontiera e, nel contesto di una realtà europea in costruzione, vuole essere luogo di incontro e confronto in uno spirito di pluralismo culturale.
Nello svolgimento del suo lavoro la Fondazione si rivolge ad alcuni referenti principali:

  • il territorio circostante;
  • la realtà italiana;
  • le Chiese protestanti ed evangeliche italiane ed estere

Un itinerario culturale europeo

Le Strade dei Valdesi e degli Ugonotti ha ottenuto la certificazione di “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa” nel 2013.

I Valori del Consiglio d’Europa

Il sentiero escursionistico vuole mettere in luce lo storico esilio di Ugonotti e Valdesi e la loro progressiva integrazione nei paesi ospitanti, in quanto componente importante della nostra storia e del nostro patrimonio comune europeo. Mette inoltre a fuoco l’importanza della libertà, del rispetto dei diritti umani, della tolleranza e della solidarietà quali valori imprescindibili per l’Europa.

La storia in breve

“Le Strade dei Valdesi e degli Ugonotti” è un itinerario culturale europeo, lungo più di 2000 km, che ripercorre la storia dell’esilio dei Valdesi, e degli Ugonotti (riformati francesi), che negli Anni 80’ del 1600 furono costretti a fuggire dalle Valli valdesi e dalla Francia a causa delle persecuzioni. Accolti come profughi in Svizzera e nelle regioni del nord Europa, nel 1689 i valdesi ritornarono nelle loro Valli riconquistandosi il diritto a viverci mantenendo la propria confessione religiosa.

Viaggiare oggi

Oggi questa storia parte, nel suo sviluppo legato all’esilio, da Poët Laval in Francia e da Saluzzo in Italia per giungere, attraverso la Svizzera (i percorsi provenienti da Francia e Italia si incontrano a Ginevra), in Germania nel Baden-Württemberg e quindi in Assia. Lungo il cammino, i valdesi e gli ugonotti fondarono vari insediamenti che costituiscono oggi non solo un ricco patrimonio culturale, ma anche un promemoria per tematiche come la persecuzione religiosa, gli spostamenti, le migrazioni e l’integrazione.

Per la parte legata al Glorioso Rimpatrio l’itinerario prende il via da Ginevra, e dopo aver attraversato diverse vallate alpine, arriva a Bobbio Pellice, luogo che è anche punto di partenza del percorso dei rastrellamenti e della prigionia dei valdesi, eventi che risalgono al 1686 e che precedettero l’esilio e il Rimpatrio.

L’itinerario prevede moltissime attrazioni culturali e storiche, è scenografico e molto bello. I viaggiatori che intraprendono il percorso possono esplorare varie culture europee, scoprire una storia condivisa e godersi momenti conviviali all’insegna dell’accettazione dell’altro, continuando a sviluppare un senso di autocoscienza.

I Rastrellamenti e la prigionia

Nel febbraio del 1686 Vittorio Amedeo II di Savoia, spinto dal re di Francia Luigi XIV, decise di “risolvere anche nelle sue terre il problema dei valdesi”.
Questi per parte loro, riuniti in assemblea nelle loro valli a sud ovest di Torino, decisero di resistere, ma fu una resistenza inutile viste le forze enormemente superiori dei francesi e dei piemontesi.
Le violenze si diffusero. La guerra fu di rastrellamenti e di rappresaglie. Il duca promise un premio di 43 lire e 10 soldi a ogni portatore di una testa valdese a Luserna. Le crudeltà passarono casa per casa. Tutte le borgate delle Valli furono coinvolte.
Alla fine il bilancio complessivo della guerra fu terribile: più di 1.600 valdesi morti e circa 12.000 persone rinchiusa in 14 prigioni piemontesi (Luserna Alta, Forte di Torre Pellice, Saluzzo, Revello, Carmagnola, Cherasco, Mondovì, Fossano, Bene, Villafalletto, Asti, Chivasso, Ivrea, Trino, Verrua, Vercelli).

Dal diario di un carcerato
Poche sono le testimonianze dirette degli eventi dell’aprile e maggio 1686 alle Valli valdesi. La maggior parte di chi fu coinvolto non ebbe il tempo per scrivere delle memorie. Bartolomeo Salvagiot vi riuscì: scampò al disastro, sopravvisse alla deportazione e alla prigionia. Fu esiliato in Brandeburgo. Le sue memorie – scritte in Germania – raccontano il dramma vissuto dalla popolazione valdese a partire dal 23 aprile 1686, quando iniziarono le operazioni militari. Bartolomeo è in val Pellice cerca la fuga verso Rorà, ma i saccheggi hanno privato la gente di ogni bene. Privo di sostentamento si consegna alle truppe ducali ed è incarcerato nel convento di Luserna. La moglie e le figlie sono a Villar Pellice; lui cerca di prendere contatto con loro. La moglie e due figlie lo raggiungono dopo dieci giorni e sono anche loro incarcerate. Le condizioni di detenzione sono terribili. Si dorme per terra “e beato era colui che poteva avere una pietra sotto il capo, tanto i ministri, come gli altri … E così restai in prigione con gli altri lo spazio di 15 giorni e tutti i giorni menavano della nostra povera gente da quei monti e strappavano dentro le braccia delle madri i loro bambini come lupi rapaci e gridavano; ma non vi era umanità in quella gente e ne impiccarono in quel tempo molti…”.
Viene il tempo della partenza. Gli uomini sono legati due a due “ed al sortire dalla porta di Luserna vi era una grande moltitudine che guardava e disse molte bestemmie e diceva: «andate andate eretici, razza del diavolo, e guardate ancora una volta le vostre montagne poi mai più». E così noi andavamo in mezzo a quei soldati, come povere pecore in mezzo ai lupi.”

L’esilio

Durante l’internamento dei valdesi nelle carceri piemontesi, le potenze protestanti europee non cessarono di agire diplomaticamente sul duca di Savoia per ottenere «per i confratelli in fede» una sistemazione che consentisse almeno la sopravvivenza fisica delle persone.
In particolare si prodigarono i cantoni protestanti della Svizzera che proposero il 17 ottobre 1686 la liberazione dei valdesi e l’ospitalità svizzera per essi per un tempo limitato in attesa di una sistemazione definitiva in altri paesi.
Solo il 30 novembre 1686 Vittorio Amedeo II si dichiarò disponibile a liberare i prigionieri e il 3 gennaio 1687 emanò un editto in cui stabiliva «l’esilio perpetuo per gli ostinati nella loro fede e il confinamento dei cattolicizzati nel Vercellese». Posti di fronte alla scelta i sopravvissuti ai circa 9 mesi di prigionia (poco più di 3000) dovettero scegliere tra l’esilio forzato o il confino nel vercellese (solo per i cattolicizzati). Partirono per l’esilio in 2700.
L’esecuzione dell’editto prevedeva, per gli ostinati, il viaggio attraverso la val di Susa, il Moncenisio, la Savoia fino a Ginevra. Si trattò di una vera e propria deportazione con i valdesi che furono suddivisi in 13 brigate che partendo scortate dai soldati savoiardi dai diversi carceri piemontesi impiegarono 12-16 giorni per raggiungere la loro meta. Gli ultimi contingenti arrivarono a Ginevra nel febbraio del 1687. Le condizioni del viaggio erano tremende. Gli uomini e i più in salute viaggiavano a piedi, poco vestiti e spesso a piedi nudi. Le donne, i pochi bambini e gli anziani avevano a disposizione alcuni carri ma quando arrivarono a Novalesa persero anche questi perché le condizioni della strada non permetteva a questi mezzi di trasporto di proseguire. Dopo che le prime brigate passarono il colle del Moncenisio con molte perdite a causa della fatica e dei rigori del freddo inverno, su pressione dei cantoni svizzeri furono fornite agli esuli, solo per la traversata da Moncenisio a Lanslebourg, alcune coperte e alcuni muli che poi venivano riportate sull’altro versante del colle per le nuove brigate in arrivo.

«Quando arrivarono alle porte di Ginevra erano tutti in una condizione così triste e deplorevole che non è possibile esprimere. Ci furono diversi di queste povere genti che morirono tra le due porte della città. E che trovarono la fine della loro vita all’inizio della loro libertà. Altri erano così travolti dalle malattie e dai dolori che credevamo che dovessero morire da un momento all’altro fra le braccia di quelli che avevano la carità di sostenerli. Altri erano così gelati dal freddo che non avevano la forza di parlare, altri sfiniti sotto il peso di un’estremo languore (langueur) e di una grande lassitudine (lassitude), altri stavano discosti dai loro compagni e non potevano ricevere l’assistenza che veniva loro offerta. La maggior parte era nuda e senza scarpe e portava i segni così profondi dell’estrema miseria che anche il cuore più insensibile ne avrebbe avuto pietà e ne sarebbe stato penetrato da un vivo dolore…».

Testimonianza di uno svizzero che accorse ad accogliere gli esuli valdesi a Ginevra

I circa 2500 valdesi arrivarono a Ginevra nel gennaio febbraio 1687, vi giunsero in momenti diversi, e divisi per brigate; l’accoglienza fu fraterna e generosa. Ad attenderli c’erano i ginevrini ma anche i valdesi esuli come Henri Arnaud e chi delle altre brigate era già arrivato ed era già stato curato e rifocillato…

«Non si può rievocare – dice Arnaud – l’arrivo dei valdesi a Ginevra senza abbandonarsi troppo al dolore, benché sotto un certo aspetto si possa dire che fu il più raro e il più bello che il mondo abbia mai visto, soprattutto per il sorprendente mélange di sentimenti di gioia e di amarezza che l’hanno contraddistinto, da quando i valdesi delle prime brigate venivano incontrando nelle successive i loro familiari ancora vivi o ne apprendevano la morte».

«Gli abitanti di Ginevra fortemente impressionati si accalcavano di fronte a questi miserabili con il desiderio di portarli nelle loro case. Il Magistrato fu obbligato a impedirgli di uscire dalla città per evitare l’imbarazzo che causava questa prontezza. Ciascuno si dirigeva verso chi sembrava il più malato e il più afflitto al fine d’avere il modo migliore di esercitare la carità».

Vi fu chi andava a prenderli con carri fin sulla frontiera; chi aiutava i vecchi e le donne a scendere dalle cavalcature e dai carri; chi sorreggeva un infermo o se lo portava tra le braccia o sulle spalle robuste; chi serrava al petto un bimbo intirizzito e lo copriva di panni caldi; chi offriva pane, vino e bevande ristoratrici; chi distribuiva abiti, scarpe, berretti, mantelli e coperte. I malati più gravi erano subito portati all’ospedale di Plain Palais, sotto scorta premurosa di medici e infermieri.
Per ripartire equamente l’onere dell’assistenza fra tutto il popolo, la città era stata divisa in quartieri, che a turno ospitavano i drappelli in arrivo.
Accolti nelle famiglie gli esuli venivano rifocillati, lavati, liberati dai vermi e dai pidocchi contratti nei lunghi mesi di sudicia prigionia, medicati delle loro piaghe e delle loro lividure, rattoppati o rimessi a nuovo nei loro vestiti. Posti a dormire in letti soffici e riscaldati.

Il Glorioso Rimpatrio

Due anni dopo, nell’agosto del 1689, la situazione internazionale si volse in loro favore, Guglielmo III d’Orange diventato re d’Inghilterra ricostituì il fronte anti francese della Lega di Augusta e nel quadro della guerra contro la Francia finanziò una spedizione militare in Piemonte composta da un migliaio di uomini in maggioranza valdesi.
A fine agosto un gruppo di un migliaio di esuli valdesi ed ugonotti, animati da Henri Arnaud (già ministro di culto a Pinasca all’epoca della cacciata e fautore della disperata resistenza valdese successiva) fu indotto a tentare un assai difficile e rischiosa spedizione attraverso le Alpi per raggiungere manu militari le valli piemontesi. L’impresa è poi passata alla storia col nome di “Glorieuse Rentrée”, ad evidente richiamo della “Glorious Revolution” inglese che l’aveva indirettamente resa possibile. Ottenuto infatti l’appoggio politico e finanziario dallo storico avversario di Luigi XIV, Guglielmo III d’Orange – da poco insediatosi sul trono d’Inghilterra a seguito appunto della “Gloriosa Rivoluzione” e tenace tessitore dell’alleanza europea antifrancese – i circa mille uomini di Arnaud si concentrarono segretamente nei pressi del lago Lemano da cui la spedizione partì e attraversarono la Savoia con una marcia di 13 giorni, scontrandosi a Salbertrand con le truppe francesi. Ripreso possesso delle loro valli e ad evitare sbandamenti, i valdesi si impegnarono a Sibaud, una frazione di Bobbio Pellice, a mantenere fra loro unione e solidarietà. Stretti dalle truppe francesi si trovarono impegnati in mesi di guerriglia e furono costretti ad asserragliarsi alla Balsiglia, una borgata sopra a Massello, in val Germanasca. L’attacco nel maggio 1690 delle truppe franco-sabaude stava per segnarne la fine ma li salvò l’improvviso cambiamento nelle alleanze politiche che portò il duca di Savoia a scendere in guerra contro i suoi ex alleati francesi. Nel 1889, in occasione del bicentenario di questi avvenimenti, vennero inaugurate la Casa Valdese a Torre Pellice ed una scuola-monumento alla Balsiglia.

Carta dei valori e della qualità
dell’itinerario storico-turistico europeo
“Le strade degli ugonotti e dei Valdesi”

Presentazione del progetto

“Le strade degli Ugonotti”, denominato in Svizzera e Germania “Le strade degli Ugonotti e dei valdesi”, è un progetto di cooperazione realizzato nell’ambito del programma europeo LEADER+ da diversi enti territoriali (Comuni, Unioni di comuni, Parchi Regionali Francesi…) in Germania, Italia, e Francia e da partner istituzionali e privati in Svizzera, Italia, Germania e Francia. Il progetto consiste nella creazione di un itinerario escursionistico internazionale lungo le vie storiche dell’esilio degli Ugonotti francesi verso la Germania e la Svizzera a seguito della revoca dell’Editto di Nantes (1685-1690) e nella realizzazione di altri due itinerari dall’Italia verso la Svizzera: l’esodo e il Glorioso Rimpatrio dei Valdesi del Piemonte.

Preambolo alla Carta

In seguito ai lavori realizzati nella prima fase del progetto di cooperazione multinazionale LEADER+, l’idea di un itinerario escursionistico culturale “Le strade degli Ugonotti” è stata realizzata tra Le Poët-Laval (sud della Francia) e Bad Karlshafen (nord della Hesse), con un collegamento con gli itinerari provenienti dal Piemonte (Italia del nord).

La seguente Carta fornisce ai partner coinvolti nel progetto un quadro di riferimento in merito alla forma e ai contenuti delle azioni internazionali e nazionali permettendo ai beneficiari di collaborare sulla base di valori e impegni comuni.

Obbiettivi

Attraverso la creazione dell’itinerario e delle zone tematiche di scoperta, si intendono perseguire i seguenti obiettivi:

  • Valorizzazione del patrimonio culturale comune (ugonotto e valdese) grazie all’ottenimento del marchio “Itinerario culturale europeo” rilasciato dal Consiglio dell’Europa nell’ambito dei budget messi a disposizione.
  • Sostegno all’economia locale grazie a un turismo di qualità.
  • Sensibilizzazione alla cooperazione e alla cittadinanza europea attraverso gli incontri fra persone.

Valori base

Il progetto si fonda sui seguenti valori:

  • In memoria del passato, i partner si impegnano a essere tolleranti nelle loro relazioni e a fare della tolleranza il filo conduttore identitario per tutti i partner, siano essi economici, privati o istituzionali. Il tema degli Ugonotti e dei Valdesi deve essere trattato in egual modo.
  • Il progetto è a carattere apolitico e aconfessionale.
  • In conformità alle idee sostenute nell’Agenda di Rio di Janeiro, gli attori del progetto fanno proprio il concetto di sostenibilità sociale, ecologica ed economica.
  • L’itinerario, la presentazione dei fatti storici e la diffusione mirano al rispetto della realtà storica, della cultura, del patrimonio e della natura utilizzando i cinque sensi (tatto,vista, udito… )
  • Il tema del sentiero integra valori come la modernità, la nozione di rete, l’interattività e l’internazionalità.

Qualità

Per la messa in atto degli itinerari, delle infrastrutture, dell’offerta e della promozione turistica, la qualità si fonda su valori quali “benessere”, “confort” e “convivialità”. Le esigenze qualitative sono le seguenti:

IDEAZIONE E SISTEMAZIONE DELL’ITINERARIO

  • L’itinerario deve svolgersi il più possibile in ambiente naturale, compatibilmente con gli aspetti storici e topografici, e rispondere alle attuali esigenze qualitative dell’escursionismo. Generalmente i criteri da rispettare in materia di sicurezza e marcatura sono dettati degli enti nazionali preposti alla gestione dei sentieri escursionistici.
  • Il tracciato del sentiero deve essere continuo, diretto, logico e coerente con il tema proposto. Ogni tappa deve rappresentare diversi aspetti o curiosità del patrimonio storico e paesaggistico del territorio attraversato.
  • Devono essere presi in carico gli interessi e i bisogni essenziali degli escursionisti.
  • Le descrizioni dei tracciati delle tappe, la durata dei percorsi, il dislivello e le offerte complementari disponibili devono essere diffusi attraverso differenti mezzi di comunicazione.
  • La messa a disposizione sul sito internet delle descrizioni delle tappe e le informazioni pratiche e storiche, così come la creazione di un innovativo sistema d’informazione e orientamento lungo tutto il percorso, faciliterà l’orientamento.
  • I punti di partenza e di arrivo di ogni tappa sono collegati direttamente, o tramite navetta, ai trasporti pubblici.
  • L’organizzazione dell’itinerario e dei siti culturali e turistici deve tener conto delle necessità, compresa l’accessibilità, delle persone vulnerabili, così come il rispetto dell’ambiente e del clima nello spirito dell’Agenda 21.

ECONOMIA ED ECOLOGIA

  • Nella volontà di sostenere l’economia locale, saranno favoriti i prestatori d’opera locali nel campo agricolo, artigianale e dei servizi.
  • Si raccomanda di coinvolgere soggetti vulnerabili nella realizzazione del progetto (per esempio attraverso contratti di inserimento).

OFFERTE CULTURALI E TURISTICHE

  • Lo sviluppo delle offerte culturali e turistiche deve tener conto della diversità, dell’animazione, della scoperta, e essere coerente con la tematica proposta. I temi delle migrazioni e dell’integrazione devono essere affrontati anche in un’ottica contemporanea.
  • Il tema dell’itinerario deve essere riccamente sviluppato dal punto di vista materiale e immateriale, pur senza essere esclusivo, data la complementarità degli apporti culturali, paesaggistici ecc. Le animazioni locali e/o itineranti (mercati, concerti, festival…) partecipano alla buona riuscita dell’esperienza. Occorre mirare all’equilibrio tra il filo conduttore e i temi complementari.
  • A seconda della loro localizzazione e del loro potenziale di valorizzazione del tema, i luoghi attraversati potranno essere coinvolti nel progetto in modo differente. Le zone che possiedono un’eredità storica-culturale importante e un forte potenziale di offerta, legati o meno al tema, potranno essere strutturate in “zone di scoperta”. Caratteristiche essenziali delle “zone di scoperta”:

• Ogni zona di scoperta sarà strutturata attorno a un punto forte individuale: a partire dai potenziali endogeni presenti, i temi e le priorità tematiche potranno variare da uno spazio all’altro, così come la forma della messa in valore turistica. In questo modo, ogni zona di scoperta si posizionerà in maniera diversa rispetto a uno specifico aspetto storico.

• La qualità dell’offerta nelle zone di scoperta garantisce un’interpretazione reale e vivente del tema. Tutte le zone di scoperte sono integrate nella strategia comune di marketing, la quale include in particolare l’utilizzazione della grafica, del sito internet internazionale e la concertazione più ampia possibile in merito alle decisioni nell’ambito della comunicazione e della commercializzazione. Parallelamente, le zone di scoperta dovranno condurre delle azioni specifiche in materia di marketing operativo.

  • I criteri minimi dell’offerta e delle infrastrutture turistiche devono essere i seguenti:

• Un’attrazione turistica faro, in relazione col tema (per esempio museo, tempio ecc.)

• Almeno dieci punti d’attrazione secondari.

• Due (o più) porte d’ingresso simboliche o delle situazioni di accesso.

• Segnalazione (cartelli, illuminazione, banderuole) conforme alla carta grafica

• Almeno un circuito tematico contiguo all’itinerario o un percorso legato al tema, accessibile con atre forme di mobilità (per esempio la bicicletta).

• Almeno un sito chiaramente riconosciuto come ugonotto o valdese e adeguatamente messo in valore.

• Almeno una struttura ricettiva ugonotta o valdese attrezzata per accogliere il pubblico e mettere a disposizione le informazione relative al percorso.

• Un programma di manifestazioni culturali, visite guidate collegate al tema e un evento culturale maggiore ogni anno.

  • Le zone che possiedono un patrimonio storico o culturale ridotto e una minima offerta turistica (come per esempio alcune zone di passaggio) servono di collegamento tra le zone di scoperta. Il filo conduttore dell’itinerario escursionistico permette dunque la comunicazione fra le differenti zone di scoperta.

Sono i prestatori d’opera a fare la qualità dell’itinerario. La nozione di qualità non deve essere confusa con la nozione di “lusso”. L’offerta turistica per la valorizzazione del sentiero deve rispettare una certa qualità. Sarà elaborato un manuale sulla qualità degli alberghi e dell’offerta turistica per ogni paese coinvolto. Tale manuale comprenderà le modalità di sviluppo dell’itinerario e indicazioni rispetto alla qualità delle infrastrutture, dei servizi e delle offerte turistiche.
 
Ogni paese dovrà occuparsi della formazione dei prestatori d’opera lungo l’itinerario.

MARKETING

Nelle differenti procedure di comunicazione e di messa sul mercato, la grafica e il logo devono sempre essere chiaramente visibili, rispettando i diritti d’uso menzionati nella convenzione di partnership.

COOPERAZIONE

  • Nell’individuazione dei differenti partner del progetto, sono da considerarsi attori i Comuni, le Unioni di Comuni e gli enti turistici, culturali e escursionistici.
  • Nelle strutture decisionali, ha la priorità il principio di sussidiarietà e le decisione devono essere prese sulla base del consenso.
  • Il comitato direttivo internazionale interviene nelle decisioni legate all’orientamento e allo sviluppo del progetto. Si fa garante del rispetto della carta e della sua evoluzione.
  • Il comitato direttivo internazionale è competente per la validazione dei proprietari-delegati dei diritti di logo, che possono a loro volta firmare delle convenzioni d’uso.
  • Nelle zone di scoperta gli attori locali e regionali creano delle reti e sviluppano offerte comuni.

Il logo

Il logo delle strade è composto da tre elementi principali:

  • Il Marengo, usato altresì dagli Ugonotti come segno di riconoscimento ai tempi della clandestinità
  • L’uomo che cammina
  • L’onda verde: simboleggia il percorso attraverso i differenti ambienti Europei