IL GLORIOSO RIMPATRIO
Informazioni
Lunghezza: 327km
Dislivello: ↑ 13.930m ↓ 13.460m
Durata: 21 giorni
Tracciato GPS
Un percorso di montagna, un itinerario storico, culturale, simbolo del ritorno alla propria terra, alle proprie case e alla libertà di professare la propria fede: questo è il percorso del Glorioso Rimpatrio. Un viaggio che ebbe inizio la notte del 16 agosto 1689, due anni dopo l’esilio forzato, quando meno di 1000 uomini si incamminarono dalle sponde del lago Lemano verso la Savoia, con la speranza di tornare nelle proprie valli in Piemonte.
Oggi l’itinerario si sviluppa per 21 tappe e prende il via proprio dalle sponde lago, dal paesino di Nernier e si attraversano le Alpi. Il tratto italiano incomincia al Col Clapier per arrivare infine a Bobbio Pellice, presso il monumento di Sibaud.
L’itinerario parte dal paesino di Nernier sul lago Lemano. Le montagne sono ancora molto distanti, ma già visibili all’orizzonte alle prime salite. Lasciate le sponde del lago, si cammina, nella prima parte della tappa, nella campagna del Chablais. Il cammino è facile nei primi chilometri, ma non deve trarre in inganno perché per affrontare questa tappa bisogna partire allenati, altrimenti conviene spezzarla in due parti. Il percorso è lungo, con un’impegnativa rampa finale per arrivare al Colle di Saxel. La segnaletica non è sempre accurata, soprattutto nell’attraversamento della foresta di Planbois e nel tratto finale verso il Colle di Saxel, perciò attenzione.
Molto utile avere la traccia GPS del percorso e ovviamente la guida.
Quando giungono a Saint-Jeoire, i valdesi non hanno ancora concluso il loro primo giorno di cammino. Noi, che viaggiamo lentamente, abbiamo il privilegio di contemplare i paesaggi dell’Alta Savoia, tra prati, foreste e bei paesi. La difficoltà principale della tappa è riuscire a mantenersi sul percorso giusto fra Boëge e il col de Ludran. Segnaletica non sempre puntuale, orografia complessa e le recinzioni dei pascoli rendono difficoltosi il cammino e l’orientamento. La tappa è comunque accessibile, con salite facili e lunghe discese. In lontananza si iniziano a vedere chiaramente le vette alpine che formano il massiccio del Monte Bianco.
Sa Saint-Jeoire si cammina a mezzacosta, risalendo prima la valle del torrente Le Giffre, quindi la più ampia valle dell’Arve, molto urbanizzata. C’è molto asfalto da percorrere, ma su strade secondarie che offrono buoni panorami e un facile cammino. Fa eccezione il tratto fra il vecchio ponte di Marignier e Brannaz sulla D6 (strada larga e trafficata). Si arriva così a Cluses, piccola capitale del Faucigny, famosa, a partire dal XVIII secolo, per i suoi laboratori di orologeria. Il nome del paese si deve alla stretta gola dell’Arve, ai cui piedi si è sviluppato l’abitato.
Tappa facile lungo il torrente Arve, di avvicinamento al massiccio del Monte Bianco, che rappresenta lo sfondo delle fatiche odierne. Fatiche contenute sia per dislivelli, sia per difficoltà a individuare la strada. Tre lunghi tratti sterrati lungo l’Arve alleggeriscono i tratti di asfalto.
Grandi panorami sul massiccio del Monte Bianco, al prezzo di una fatica moderata, salendo per la prima volta dal lago Lemano oltre i 1000 m. L’ascesa non è eccessivamente faticosa; si deve percorrere un po’ troppo asfalto, ma è inevitabile.
La prima grande salita del Glorioso Rimpatrio e le alpi iniziano subito a farsi sentire. Il dislivello in salita è poco meno di 1000m. Molto faticose le salite lungo le piste da sci. Può anche essere difficile trovare il percorso giusto, quindi massima attenzione!
Note: arrivati in cima al Col de Véry troviamo il delizioso “Refuge de la Croix de Pierre”, dove vi consigliamo di pernottare.
Dal Col de Véry, si cammina sempre in alta quota, di colle in colle, su crinali rocciosi spazzati dal vento. Il percorso richiede tempo per la tortuosità e i dislivelli. Faticosa la salita prima del Col du Joly. Ci vuole attenzione nella discesa dal col de la Fenêtre, che è inizialmente ripida e pietrosa e giunge quando si può essere già stanchi. Oltre il colle ci si affaccia sulla verde valle di Les Contamines-Montjoie, ricca di foreste. È la più alta riserva naturale francese, e l’unica nel comprensorio del Monte Bianco.
Note: Vi consigliamo di pernottare presso il rifugio “La Balme” che si trova proprio alla fine della tappa. In alternativa è presente, più verso il fondo valle, il rifugio “Nant Borrant”. Entrambi i rifugi sono sul frequentato percorso del Giro del Monte Bianco e quindi conviene prenotare il pernottamento per tempo.
Grandiosi scenari alpini salutano l’ingresso nella valle dell’Isère, nella regione storica dell’Alta Tarantasia, e ripagano delle fatiche della giornata. La salita al col du Bonhomme e la sua prosecuzione per il col de la Croix du Bonhomme presentano tuttavia pendenze non eccessive. è decisamente più ripida e “spezzagambe” la discesa verso Les Chapieux.
Note: al termine della tappa, presso “Les Chapieux”, sono presenti l“Auberge Refuge Nova” e “Les Chambres du Soleil”. Entrambi i posti sono sul frequentato percorso del Giro del Monte Bianco e quindi conviene prenotare il pernottamento per tempo.
Tappa tranquilla, di trasferimento, che precede l’inizio della salita verso i valichi alpini del colle dell’Iseran e del Moncenisio. Il paesaggio è gradevole nella vallée des Chapieux, tra ripide pareti rocciose e foreste. Si scende nella valle dell’Isère con un percorso quasi interamente su asfalto, dalle pendenze favorevoli fino ad arrivare a Séez, una delle più note località turistiche dell’Alta Tarantasia. Deve il suo nome – dal latino Sextum – al fatto di essere al sesto miglio sulla strada romana per il colle del Piccolo San Bernardo.
Il percorso è facile nella prima parte lungo il fiume Isère, dove si alternano radure prative e boschi. Con il paesino di Villaroger iniziano le salite, che diventano più impegnative nel finale. C’è anche un breve tratto (meno di 2 km) di trafficata D902, per il resto è un buon camminare. Lasciato il fondovalle, un ultimo sforzo porta ai prati e alle borgate alte del Comune di Sainte-Foy-Tarentaise, per una serata in alpeggio, a Le Monal, con vista sul mont Pourri (3.779 m), nel Parco nazionale della Vanoise.
Note: arrivati in cima al Col de Véry troviamo “Le Refuge du Monal” dove vi consigliamo di pernottare.
Luci e ombre in questa tappa che attraversa uno dei più intensamente sviluppati – nel bene e nel male – comprensori turistici delle Alpi. Nonostante la presenza di tutte le infrastrutture che fanno da corollario al ‘circo bianco’ dello sci, si cammina comunque nel bosco e tra i prati, su percorsi pedonali. Continui cambiamenti di pendenza, con salite brevi, ma dure, e discese ripide che rendono impegnativa, anche per la lunghezza, questa tappa in val d’Isère. La segnaletica aiuta a non perdere tempo.
La meta è tra le più belle: Bonneval-sur-Arc, nella valle dell’Arc e nel Parco nazionale della Vanoise. Vi attendono baite in puro stile savoiardo, tra i prati. Ma la bellezza richiede fatica: è lunga e dura la salita per l’Iseran, il colle più alto del Glorioso Rimpatrio. Sono oltre 900 m di dislivello con sgradevoli tratti di piste da sci. Nella discesa, inoltre, ci sono alcuni punti da affrontare con calma e attenzione.
Il cammino si svolge su itinerari escursionistici adatti a tutti, tra cui il Chemin du Petit Bonheur, un itinerario di 50 km che segue il corso dell’Arc, da Modane fino a Bonneval-sur-Arc. Si arriva a Lanslevillard sul Chemin de l’Histoire, che collega le numerose cappelle campestri della valle. Si cammina nell’alta valle della Maurienne in buona parte pianeggiante e scorrevole, con qualche breve salita. Si possono recuperare così le fatiche dei giorni precedenti, in vista dell’ultima impegnativa settimana di cammino.
Grandiosi panorami alpini si dispiegano sul colle del Moncenisio, dove un lago naturale assai più piccolo di quello odierno, artificiale, esisteva già al passaggio dei valdesi. Ripida è la salita sul Chemin de la Ramasse, con tratti anche sulle piste da sci. Il resto della tappa fino al “Refuge du Petit Mont-Cenis” è agevole e gradevole.
Tappa tutta di alta montagna: si cammina sempre sopra i 2.000 m, in un paesaggio roccioso. La giornata sarà impegnativa con il bel tempo, molto impegnativa con nebbia o cattivo tempo. Complicata la parte finale, dal col Clapier al ricovero del Gias: un guado, segnaletica incerta, un tratto di sentiero stretto e ripido. Bisogna procedere con la massima attenzione per non perdere segnaletica e orientamento. Si raggiunge infine il “Rifugio Luigi Vaccarone”.
PERCORSO ORIGINALE
Per riprendere il percorso originale bisogna tornare al Col Clapier per dirigersi poi, con una lunga e ripida discesa, verso la borgata di San Giacomo. Da lì si attacca il ripidissimo vallone del Tiraculo che ci riporta sopra i 2000m. Dalla cima Quattro Denti il percorso è uguale alla variante (vedi sotto).
VARIANTE
La variante, come si può vedere dalla cartina e dall’altimetria, e molto più dolce e rende più fattibile la prima parte di questa tappa (altrimenti consigliata solo ai ben allenati e con ottime condizioni meteo).
Dalla cima Quattro Denti, così chiamata per le torri calcaree disposte lungo il crinale, si presegue la discesa con un panorama strepitoso sulla Val Susa. Nel finale si risale leggermente per raggiungere il rifugio “Levi – Molinari”.
Una lunga discesa, tra radi lariceti e prati, porta al fondovalle della val Susa, dove la decisiva battaglia al ponte di Salbertrand aprì ai valdesi la via del ritorno alle loro valli. Passato il ponte sulla Dora, si sale nelle fitte foreste del Gran Bosco di Salbertrand, fino alla bella borgata di Montagne Seu. Nonostante il rifugio sia piccolo e privo di corrente elettrica, preparatevi per una serata ben più confortevole di quella che trascorsero i valdesi, accampati a Monfol o dispersi nei boschi. Il luogo è accogliente e ben curato, e si cena a lume di candela!
È la foresta a farla da padrona durante il cammino. Si attraversa infatti il Gran Bosco di Salbertrand, con i suoi secolari larici e abeti ammantati di lichene. Per chi si fosse fermato a Salbertrand, consigliamo di seguire più da vicino i passi dei valdesi salendo verso Monfol (variante in blu), per poi ricongiungersi successivamente al sentiero che arriva da Montagne Seu.
Si sale quindi al colle di Costa Piana, che non presenta particolari difficoltà. La discesa in val Chisone è lunga, ma molto graduale. Per riprendere fiato, si fa sosta alla bella borgata di Allevé, che conserva antiche case di pietra e legno.
La traccia originale presegue in discesa verso il centro abitato di Pragelato.
La guida propone un itinerario leggermente diverso, arrivando fino al Rifugio “Mulino di Laval” (senza passare da Pragelato). Se ci fosse la disponibilità per dormire, vi consigliamo questa deviazione che allunga questa tappa di 5km, ma accorcia la tappa successiva (molto impegnativa).
Tappa davvero impegnativa per il forte dislivello e la lunga discesa nel vallone di Valloncrô. Si è ripagati dalla intatta bellezza dei paesaggi naturali: è facilissimo scorgere tracce di animali o trovare stelle alpine (da lasciare sul posto). La cascata del Pis vi accoglie nel vallone di Massello, su cui incombono le ripidissime pareti del Castello. È qui, e alla sottostante borgata della Balziglia, che i valdesi subirono mesi di durissimo assedio. Arrivati a Balziglia il cammino prosegue lungo un bel sentiero che costeggia il torrente e vi porta alla foresteria di Massello.
Note: Vi consigliamo di pernottare ovviamente presso la “Foresteria di Massello”.
Si cammina prevalentemente nei boschi, a quote di media montagna, superando i due facili colli di Serrevecchio e Galmont. I principali punti di interesse della tappa sono le molte borgate, dove, nonostante lo spopolamento, si fanno sempre incontri interessanti. Da non perdere la visita al bel museo di Rodoretto, “La Meizoun de nostri donn”, in un’antica casa dove aveva sede anche la scuola del paese, arrivata a noi con tutti i suoi arredi. Un altro museo per approfondire la storia della comunità si visita a Ghigo, nel più antico tempio valdese delle valli.
PERCORSO ORIGINALE
La salita al Col Giulian, ma soprattutto la discesa nell’omonimo vallone, sono tra i punti più difficili del percorso. Per questo motivo si offre più di una alternativa al tracciato filologico. In ogni caso, si attraversano ambienti di severa bellezza e di autentica wilderness alpina. Dalle bergerie del Giulian, il sentiero diventa difficile da seguire ed è molto importante avere la traccia GPS per non smarrirsi (molti segnavia sono coperti dall’erba alta). Superate le borgate sopra Bobbio Pellice, finalmente si giunge al monumento di Sibaud. Qui è stata costruita nel 1889 una stele che ricorda il Giuramento di Sibaud del 1° settembre 1689, con il quale i valdesi esuli del Glorioso Rimpatrio giurarono fedeltà anzitutto a Dio, poi reciproca ubbidienza e lealtà fra soldati e ufficiali, tra cui il comandante-pastore Henri Arnaud, per continuare la lotta verso la libertà.
VARIANTE
Questa variante permette, tramite la seggiovia dei 13 Laghi, di ridurre drasticamente il dislivello in salita. Dall’arrivo della seggiovia si procede verso i 13 laghi e da lì verso il Col Giulian tramite un bella mulattiera. Arrivati al colle il percorso si ricongiunge al tracciato originale.